Tendinopatie, cosa sono e alcuni consigli

Tendinopatie: cosa sono?

Si definisce “tendinopatia” uno stato di non completa salute/guarigione del tessuto tendineo.

Indica stati di flogosi o dolore associati al tendine o ai tessuti peri-tendinei ed è dunque un termine piuttosto generico.

Cosa accade all’interno del tessuto tendineo, in parole povere?

Proliferazione o anomalie strutturali dei tenociti (cellule base del tendine), anomalie di struttura delle fibre collagene con deposizione di matrice non collagenica (ben più anelastica e dunque meno caricabile).

Quali sono le cause delle tendinopatie?

Le cause possono essere molteplici ed associate tra loro.

Per semplicità di comprensione le andrei a differenziare in due macroaree:

  1. Scarsa capacità di tolleranza al carico o a movimenti ripetuti che solitamente si associano a quadri di:
  • sedentarietà
  • problematiche metaboliche sistemiche
  • sovrappeso
  • alimentazione inadeguata

2. Overuse, ovverosia eccesso di frequenza di carico/allenamento o errori esecutivi ripetuti che solitamente si associano anche a degenerazione da invecchiamento tissutale in atleti avanzati.

La diagnosi delle tendinopatie

La diagnosi si basa sull’EO (esame obiettivo) del soggetto.

Oltre all’anamnesi, che aiuta indubbiamente il clinico nell’orientamento diagnostico, vi si possono associare esami diagnostici specialistici, specialmente RM o ECG.

Essi infatti possono darci una “fotografia” dello stato tissutale, anche se va precisato che ciò non implica alcunchè dal punto di vista terapeutico o prognostico, ovverosia la clinica e dunque i sintomi sono la priorità.

La storia clinica delle tendinopatie

Nell’anamnesi emerge sempre una storia clinica connessa a sedentarietà, dunque ipoattività tendinea oppure overuse e dunque iperattività tendinea.

Solitamente una sofferenza tendinea è ben localizzabile da parte del paziente.

Nelle prime fasi può scomparire con l’attività e dunque col movimento (fase compensativa grazie al micro-circolo vascolare) oppure presentarsi come dolenzia “trafittiva” o “subdola” (pulsazioni) sia ad inizio che durante/fine attività (fase più avanzata).

Quali possono essere i trattamenti?

  1. Medico-farmalogico: infiltrazioni locali per tendinopatie su base cortisonica. Sebbene ci sia un indubbia riduzione dei sintomi sul breve-medio termine, sul lungo periodo esse, se non associate ad adeguato programma riabilitativo sono assolutamente inefficaci.
  2. Fisioterapico-conservativo:
  • Educazione al movimento per pazienti sedentari, con raccomandazioni e consigli su una corretta alimentazione/idratazione ed incremento delle attività motorie.
  • “Riposo” attivo: movimento “intorno” al dolore, dunque migliorare la sintomatologia locale senza “stuzzicare” il range of motion nel dolore. Modificare esecuzione degli esercizi/movimenti laddove possibile per favorire ciò.
  • Adeguato protocollo di rinforzo a carichi crescenti per rendere più tollerabile al carico la struttura mio-tendinea.
  • Aumento dei vari parametri, fondamentale a creare una progressione: velocità esecutiva, controllo della fase negativa, aumento della frequenza allenante, diminuzione dei recuperi, incremento reps/serie, incremento del carico esterno.

Il tutto più possibile PAIN FREE, dunque rispettando la sintomatologia che in quanto a tendinopatie è da tenere in considerazione.

Specialmente un programma di rinforzo eccentrico, anche se ancora da approfondire, sembra promettere risultati soddisfacenti nel management delle tendinopatie.

Non ci sono grandi evidenze scientifiche sull’utilizzo di terapie fisiche strumentali a supporto.

Ritengo che qualora ci fosse una loro utilità rimarrebbe comunque confinata alla fase acuta, al fine di migliorare i sintomi in acuto e non sovra medicalizzare il paziente coi farmaci.

Conclusioni

Un programma integrato medico-fisioterapico risulta essere il più produttivo.

Farmaci orali (o infiltrativi al bisogno) in fase acuta, unitamente ad un protocollo riabilitativo personalizzato sul paziente saranno la chiave di una buona guarigione.

Va comunque precisato che co-fattori come l’età del paziente ed altre patologie concomitanti possono fare da ostacolo alla buona riuscita dei trattamenti o possono fare da substrato a delle recidive ricorrenti.

Tuttavia sono evenienze più rare, la maggior parte dei pazienti ha un ottima prognosi con il trattamento integrato sopra descritto.

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